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Stato sociale, lavoro e welfare aziendale ai tempi del Jobs Act

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  • Gaetano Zilio Grandi

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Evocare, nel titolo di un Seminario, lo Stato sociale, nel 2017, rischia di far emarginare lo stesso come unÕoccasione nostalgica. Molti ritengono in effetti, che lo Stato sociale non esista pi o quantomeno abbia perso molto del suo smalto, tipico del secolo scorso e ora non pi sostenibile finanziariamente dai diversi Stati. E da tempo, anche da quelli che, come le socialdemocrazie del Nordeuropa, hanno costruito le proprie fortune sul rispetto di due cardini della convivenza civile: alto livello di imposte e forti interventi in termini di benessere per la popolazione. Ebbene oggi tutto ci˜ non cÕ pi , o cÕ di meno, specie nel nostro paese, dove una sorta di furia iconoclasta per un welfare generalissimo e statale ma, contradditoriamente, fondato su un solo asse, quello pensionistico, ha portato ad un vero e proprio disastro economico-finanziario, dal quale faticosamente si potrˆ, forse, uscire con ben altri strumenti e intenti. Di tutto questo, sebbene in modo limitato nei tempi ma non di meno efficace, si voluto occupare il Seminario qui presentato e si occupano queste Note di ricerca. Dopo una panoramica di ci˜ che resta, in veritˆ molto, dello Stato sociale italiano, con particolare riferimento agli istituti che vengono riportati al loro significato e impatto originario (integrazioni salariali, pensioni di vecchiaia e non pi di anzianitˆ, trattamenti di disoccupazione degni di questo nome, incentivi alla autoimprenditorialitˆ); e quindi dei residui spazi di movimento economico-finanziario, posto non bisogna dimenticare che solo da poco pi di un ventennio si tornati ad un, cos“ si afferma, sistema pensionistico contributivo, cui doveva e dovrebbe affiancarsi la previdenza complementare; dopo tali relazioni di premessa gli interventi si sono dunque soffermati sul c.d. Ònuovo che avanzaÓ. Che, al di lˆ di facili slogan e di volumi pi o meno divulgativi, segnala la rilevanza del tema affrontato: il welfare aziendale. Da intendersi, riteniamo, come qualsivoglia strumento attraverso il quale la funzione previdenziale lato sensu considerata viene svolta non pi ed esclusivamente dallo Stato o comunque da Enti pubblici non economici, bens“ dalle stesse imprese; che in tal modo da un lato godono di benefici e sgravi fiscali e contributivi, riportando tuttavia il ÒcostoÓ di simili operazioni in carico alla collettivitˆ; e in seconda battuta ÒinvestonoÓ significativamente nelle ÒpersoneÓ dei propri collaboratori (e non solo lavoratori subordinati). Insomma, sin da subito appare evidente come il c.d. welfare aziendale orienti anche verso una diversa concezione dellÕimpresa, meno conflittuale e maggiormente cooperativa, per la quale lo Stato investe s“, ma non genericamente, bens“ con un obiettivo ben chiaro: ridurre il proprio intervento diretto e indiscriminato, e favorire il ruolo ÒsocialeÓ dellÕimpresa, quasi rivista come istituzione o quantomeno acceleratore di benessere dei propri collaboratori. Cos“, dopo una disamina dei problemi macro del welfare statale, gli interventi si sono rivolti specificamente ai temi e alla cronaca del welfare aziendale, da un lato con unÕanalisi degli strumenti normativi ÒpossibiliÓ e utilizzabili da parte delle imprese; dallÕaltra con un approfondimento diretto su alcune significative realtˆ imprenditoriali del territorio. Il tutto condito da un Òavviso ai navigantiÓ da parte del mondo della consulenza del lavoro, primo momento di verifica delle soluzioni astrattamente prospettabili. Di qui anche alcune curiose esperienze, in particolar modo attinenti ai servizi alla genitorialitˆ, ben oltre i tradizionali e tipici benefits, e valutandosi ovviamente lÕulteriore incentivo conseguente alla possibilitˆ di trasformare i premi di risultato, in tutto o in parte, in welfare aziendale. Quali prime, e ovviamente provvisorie, conclusioni possono dunque raggiungersi? Anzitutto, appare possibile decretare lÕavvenuto consolidamento del welfare aziendale rispetto a quello statale. Il quale ultimo non certo finito ma sconta la crisi economica, i dati demografici, forse anche un eccesso di benessere, visto come condizione insopprimibile nel mondo occidentale ma, appunto, non pi sostenibile. In secondo luogo, il welfare aziendale mostra una sua poliedricitˆ e una sorta di adattamento alle concrete esigenze delle imprese e dei lavoratori/cittadini. Infine, ci sembra, come giˆ anticipato, che tali politiche imprenditoriali, in uno con il sempre pi marcato intervento, incentivato normativamente, della contrattazione collettiva aziendale, non possa che favorire la creazione di un clima, micro e macro, di collaborazione tra le due parti del contratto di lavoro subordinato, ma anche tra la sempre pi massiccia presenza di lavoratori non subordinati, quali protagonisti anche della riscoperta della industria manifatturiera (c.d. 4.0) nel nostro Paese.

Suggested Citation

  • Gaetano Zilio Grandi, 2017. "Stato sociale, lavoro e welfare aziendale ai tempi del Jobs Act," Note di Ricerca 01, Department of Management, Università Ca' Foscari Venezia.
  • Handle: RePEc:vnm:notric:12
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    Keywords

    Lavoro; Impresa;

    JEL classification:

    • D61 - Microeconomics - - Welfare Economics - - - Allocative Efficiency; Cost-Benefit Analysis
    • D63 - Microeconomics - - Welfare Economics - - - Equity, Justice, Inequality, and Other Normative Criteria and Measurement

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