Economic Growth, Exports and International Competitiveness - Crescita economica, esportazioni e competitività internazionale

Gli autori riconsiderano il dibattito che ha visto la contrapposizione tra modelli di crescita « trainata » dalle esportazioni (ELG) e modelli di crescita « limitata » dal vincolo della bilancia dei pagamenti (BCG). Tipicamente i modelli ELG (Beckerman, Lamfalussy) sottolineano il ruolo delle esportazioni come fattore determinante dei differenziali di crescita tra economie aperte. In particolare essi enfatizzano gli effetti di offerta di uno sviluppo trainato dalle esportazioni: in presenza di rendimenti crescenti di scala l’espansione iniziale della quota di mercato internazionale darebbe luogo a miglioramenti cumulativi della posizione competitiva di un paese e alla persistenza di differenziali favorevoli di crescita. I proponenti dei modelli E1LG interpretavano in questo modo la diversa evoluzione dei tassi di crescita di economie quali U.S.A. e Regno Unito da una parte e il resto delle altre economie europee e il Giappone dall’altra. I modelli BOG, proposti da Thirlwall, sottolineano come la crescita economica sia possibile nel lungo periodo solo se compatibile con l’equilibrio della Bilancia dei Pagamenti. Un altro aspetto importante del modello di Thirlwall è rappresentato dall’enfasi posta sul ruolo delle elasticità al reddito piuttosto che ai prezzi relativi come elemento chiave nel determinare i differenziali di crescita. Gli autori intendono invece focalizzare la propria attenzione sul ruolo determinante della competitività internazionale. Nella prima parte dei lavoro si presenta un modello di formazione dei prezzi in mercati oligopolistici internazionali, dove si ipotizza che la competizione avvenga sia sul prezzo che sul versante delle cosiddette politiche commerciali. A livello microeconomico ne consegue che le imprese in grado di assicurarsi vantaggi di competitività accresceranno cumulativamente la propria quota di mercato. L’aggregazione macroeconomica suggerisce come non solo la crescita delle esportazioni e del prodotto nazionale, ma anche il verificarsi di un surplus delle partite correnti siano positivamente connesse al verificarsi di vantaggi di competitività. Pertanto il modello qui presentato può essere considerato alternativo a quello di Thirlwall, nel senso che esso implica il verificarsi di tassi di crescita più elevati in presenza di surplus delle partite correnti, mentre nell’ipotesi di Thirlwall i differenziali di crescita si manifestano nel contesto di un sostanziale equilibrio di lungo periodo delle Bilance dei Pagamenti di ciascun paese. Nella seconda parte del lavoro si effettua una verifica empirica delle politiche di prezzo delle imprese industriali italiane. Oltre al modello già discusso si prendono in considerazione le seguenti ipotesi alternative: — la cosiddetta legge del prezzo unico; — il modello di Sylos Labini; — i modelli neoclassici di formazione del prezzo in mercati oligopolistici e/o imper-fettamente concorrenziali; — l’ipotesi di Coutts, Godley e Nordhaus, secondo i quali le imprese estere non sono in grado di condizionare efficacemente le politiche di prezzo delle imprese nazionali sui mercati interni. La verifica econometrica è stata effettuata stimando relazioni di lungo periodo mediante recenti tecniche di cointegrazione. I risultati ottenuti pongono in evidenza la stabilità dei margini unitari di profitto e li divergere nel lungo periodo dei prezzi interni da quelli esteri. D’altro canto i prezzi delle esportazioni paiono dipendere fortemente, se pure non in modo esclusivo, dai prezzi esteri. Sembra pertanto possibile rifiutare sia il modello di Sylos Labini, che la legge del prezzo unico e i modelli neoclassici. Si conferma invece l’evidenza empirica presentata da Coutts, Godley- e Nordhaus. Il modello di formazione dei prezzi presentato dagli autori è compatibile solo in parte con i risultati raggiunti. Infatti in esso si fa riferimento ad un’impresa che potrebbe decidere di accrescere la propria quota di spese commerciali, lasciar divergere in senso sfavorevole i prezzi relativi e ciò nonostante difendere la propria posizione competitiva e mantenere inalterati i margini di profitto. D’altro canto gli autori sono consapevoli di come proprio l’indeterminatezza del processo di formazione delle strategie di impresa costituisca un elemento di debolezza del modello. Questo aspetto sarà oggetto di ulteriori futuri approfondimenti.